Da Thanatos all’ideale
Quale dio, si chiede Girodet all’inizio del poema, ha generato la pittura,«dont le charme puissant, sur la toile vivante l A l’aide du mensonge et de la vérité l prete le mouvement, la gràce et la beauté»?
Non Apollo, ma Amore: rievocando la leggenda pliniana di Dibutade, figlia del vasaio Butade, che per ricordarsi dell’amante in procinto di partire, né fissò l’immagine ricalcandone l’ombra su un muro, Girodet fa risalire l’origine della pittura all’impulso amoroso a conservare ciò di cui si sente o si sentirà la mancanza, a preservare il ricordo di ciò che è oggetto d’amore. t:arte fissa ciò che si ama e parte, configurandosi come rievocazione di un’essenza. Girodet sottolinea come questa funzione della creazione artistica sia un erreur, una dolce illusione:«Oh! Douce et chaste erreur d’une pieuse amante l Séparée à regret de l’objet de ses feux l A cette esquisse encore elle portaint ses vceux l t:adorait en silence, et l’image fidèlel Recevait les sermons addresses au modèle» In una nota il pittore dichiara che«si cette origine qu’on donne à la peinture n’est pas la plus vraisemblable, eli est certainement la plus poétique»: nell’ammettere che il mito di Dibutade come origine della pittura manca di verisimiglianza e contemporaneamente nell’accoglierlo in quanto più poetico, egli oppone il piano della realtà a quello della poesia.
Passando a una definizione più generale del ruolo di quella «douce illusion, sublime imposture» che è l’arte, Girodet esalta la sua capacità di restituire illusoriamente una seconda vita ai defunti e di consolare così i vivi che ne piangono la perdita. t:origine dell’arte pittorica è immersa nella dimensione del sentimento, della poesia, dell’illusione, della consolazione, qualificata da aggettivi come douce e sublime, caratterizzata dalla sua opposizione al reale, all’assenza, alla morte. t:arte, ispirata da eros, può restituire la vita a ciò che ora è thanatos, può magicamente riportare il“non più“ all’”ora”: il passato al presente. Questa seconda vita, che è illusione sul piano della ragione, è consolazione in una prospettiva sentimentale e vero bene dal punto di vista morale:«Si l’erreur qui console est le plus vrai des biensl O peintre, quels plaisirs sont plus purs que les tiens? »Ecco così che l’arte danza in bilico tra amore e morte, illusion e realtà; in quanto illusione di poter infondere vita alla morte, è una forma di rivincita su thanatos: così la storia vasariana di Luca Signorelli, che ebbe il coraggio di ritrarre il figlio morto per preservarne il ricordo, assurge a emblema dell’arte che affonda le radici nella morte, per vendicarsene: «Il saisit ses pinceaux, et son penible effortl Dans un portrait vivant il le dispute à la mort».
Gidoret espresse questi medesimi concetti in una poesia funebre, rimasta inedita, composta nel1808 per celebrare la morte del medico-filosofo Cabanis, suo amico. Dopo averne esaltato le virtù, il pittore invoca il defunto affinché gli appaia per ispirarlo: in tal modo egli potrà, attraverso un «art créateur», realizzarne un ritratto capace di consolare gli amici e ingannare («tromper») la morte.